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Striscione in Finlandia durante l'incontro Trump e Putin per combattere il surriscaldamento del pianeta

"riscaldiamo i nostri cuori, non il nostro pianeta.."

GREENPEACE IN AZIONE IN FINLANDIA DURANTE INCONTRO TRA TRUMP E PUTIN, «AGIRE SUBITO PER COMBATTERE I CAMBIAMENTI CLIMATICI»

HELSINKI, 16.07.18 - Questa mattina alcuni attivisti di Greenpeace Nordic hanno aperto ad Helsinki due grandi striscioni sul campanile della chiesa di Kallio, in contemporanea con l’incontro in corso nella capitale finlandese fra Donald Trump e Vladimir Putin. Gli striscioni aperti dagli attivisti recitano un chiaro messaggio rivolto ad entrambi i presidenti: “Riscaldate i nostri cuori, non il nostro Pianeta”.

«I cambiamenti climatici sono la sfida cruciale per la nostra generazione, un fenomeno i cui impatti oggi pesano su tutti noi, mettendo a repentaglio le nostre vite», dichiara Sini Harkki di Greenpeace Nordic. «In tutto il mondo le persone sono determinate a porre fine all’era dei combustibili fossili, è dunque alquanto sconfortante che i presidenti Trump e Putin non ci aiutino in questo».

Mentre Trump spinge per l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, sono molti gli Stati, le città, le aziende e soprattutto i cittadini statunitensi che vogliono continuare a rispettare gli impegni presi per contrastare i cambiamenti climatici.

L’azione di protesta pacifica è stata portata avanti in collaborazione con la parrocchia di Kallio della Chiesa Evangelica Luterana della Finlandia. Gli attivisti hanno appeso gli striscioni sui due lati di un campanile ben visibile nella città di Helsinki.

«Greenpeace si batte per un mondo di pace, in cui l’ambiente venga protetto», continua Sini Harkki. «Dei veri leader dovrebbero avere come obiettivo primario la tutela del Pianeta, affrontando le minacce globali più urgenti come i cambiamenti climatici, la deforestazione e il sovrasfruttamento senza precedenti dei nostri oceani», conclude.

Milano vince Palermo sulla modalità sostenibile (classifica italiana)

MOBILITÀ SOSTENIBILE, GREENPEACE COMPARA MILANO, TORINO, ROMA E PALERMO. «MILANO PRIMA CLASSIFICATA, ULTIMA PALERMO»

ROMA, 19.06.18 –  Quattro città italiane – Milano, Torino, Roma e Palermo – analizzate e comparate sul metro della mobilità sostenibile. È questo, in sintesi, il merito del rapporto “Living. Moving. Breathing. Ranking of 4 major Italian cities on Sustainable Urban Mobility”, realizzato dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace e diffuso oggi dall’organizzazione ambientalista.



Il rapporto è un approfondimento di uno studio già diffuso lo scorso maggio, nel quale si mettevano a confronto 13 città europee in materia di sostenibilità dei trasporti. Utilizzando la stessa metodologia, gli studiosi del Wuppertal hanno quindi comparato le 4 città italiane; i dati raccolti e utilizzati sono relativi al 2016 e provenienti da fonti pubbliche ufficiali o direttamente dalle amministrazioni cittadine. Milano, Torino, Roma e Palermo sono state “lette” attraverso la lente di 21 diversi indicatori, sintetizzati in 5 parametri: sicurezza stradale, qualità dell’aria, gestione della mobilità, trasporti pubblici, mobilità attiva. Secondo lo studio, la città dove la mobilità è più sostenibile è Milano, che in termini di punteggio stacca nettamente le altre tre. Tra queste ultime (Torino seconda, Roma terza e Palermo ultima) le differenze di punteggio complessivo non sono marcate; i punteggi specifici ottenuti sui diversi parametri, però, rendono un quadro più chiaro delle profonde differenze tra i vari contesti urbani.



«Questo studio evidenzia come la mobilità sostenibile sia un progetto concretissimo anche nel nostro Paese dove, tra molte difficoltà, si fanno strada innovazioni importanti e vengono approvati i primi piani per superare, nei contesti urbani, la mobilità privata fossile», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace. «Milano è una città che, lungi ancora dalla perfezione, sta trasformando profondamente la propria urbanistica e la propria logistica per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e la mobilità. Altre città, come Roma e Palermo, partono da condizioni nettamente arretrate e hanno bisogno di migliore progettazione, maggiore coraggio da parte dei loro amministratori, nonché capacità di investire al meglio i fondi di cui dispongono, spesso insufficienti», conclude Boraschi.



Il risultato di Milano è determinato da buone performance in materia di trasporto pubblico e mobility management; si tratta degli stessi indicatori, specularmente, che hanno maggiormente determinato il risultato negativo di Palermo. In generale le città italiane mostrano tassi di mobilità attiva - uso della bicicletta e spostamenti pedonali - molto più bassi di quelli di altre città europee e un livello di sicurezza stradale molto lontano dagli standard di altri centri urbani del Continente. Torino è risultata essere la città con le strade più insicure, ovvero con il più alto numero di morti tra pedoni e ciclisti in rapporto alla popolazione; è risultata anche essere la città con l’aria più inquinata. Ma la situazione dell’inquinamento atmosferico è grave in ognuna delle città oggetto della ricerca: tutte e quattro superano, ad esempio, i livelli di concentrazione massimi previsti dalle normative per il biossido di azoto, un gas tipico delle emissioni dei veicoli diesel.



La Capitale mostra inoltre indirizzi molto deboli di mobility management, che disincentivano poco o affatto l’uso del mezzo privato. Ciò determina anche una mobilità fortemente congestionata, con un incremento di circa il 40 percento dei tempi di spostamento, causato dall’alto numero di automobili presenti sulle strade. A Palermo i livelli di congestionamento del traffico sono persino leggermente superiori. La disponibilità di servizi di bike e car sharing è buona a Milano, modesta a Roma (specie in rapporto alla superficie della città) e nel capoluogo siciliano.



La qualità del trasporto pubblico è forse l’indicatore sul quale si registrano le distanze maggiori tra i quattro sistemi urbani: da Milano, che ha un TPL di livello “europeo”, a Torino, dove il servizio è già meno efficiente e utilizzato; fino alla crisi di ATAC a Roma, assurta alle cronache nazionali, e al bassissimo livello di utilizzo dei mezzi pubblici da parte dei palermitani. Questi ultimi utilizzano un mezzo privato per il 75% degli spostamenti in città; i milanesi vi ricorrono invece solo nel 43% dei casi.



«Quello che lo studio del Wuppertal Institute segnala, e che ancora per lo più manca alle città italiane, è una concezione integrata, e dunque una progettazione integrata, della mobilità», continua Boraschi. «Per abbandonare i mezzi privati i cittadini hanno bisogno di avere percorsi pedonali e ciclabili connessi con sistemi di mobilità condivisa e con il trasporto pubblico. Dall’integrazione di tutte queste opzioni di viaggio deve nascere una rete di mobilità sostenibile. Agire per potenziare un singolo aspetto – sia ad esempio il TPL o la ciclabilità – senza saldarlo fortemente a ogni altra forma di mobilità sostenibile, porta a risultati molto parziali», conclude.



Per Greenpeace, la mobilità sostenibile ha un obiettivo chiaro: quello di superare quanto prima la mobilità privata a motore, un sistema fossile che danneggia il clima e peggiora drasticamente la vita nelle nostre città. Per questo l’organizzazione ambientalista sostiene gli indirizzi di Milano e Roma, in materia di limitazione della circolazione dei diesel, e chiede anche a Torino e Palermo di approntare presto piani di riduzione della mobilità privata, cominciando dai veicoli più inquinanti.

UE Dà IL VIA LIBERA ALLE ENERGIE RINNOVABILI: "NIENTE BARRIERE MA VALUTIAMO ANCHE I CONTRO"


Per chi segue il mio blog sa che parlo un pò di tutto: cinema, telefilm, gnocchi stellari, mondo gay, e anche di ambiente. Tramite i comunicati stampa di greenpeace divulgo le informazioni per mostrare un mondo migliore.

GREENPEACE: UE RIMUOVE LE BARRIERE ALLA RIVOLUZIONE ENERGETICA MA L’OBIETTIVO DI CRESCITA DELLE RINNOVABILI NON È ADEGUATO

BRUXELLES, 14.06.2018 –  I pannelli solari potranno presto coprire milioni di tetti in tutta Europa, permettendo ai cittadini di diventare parte attiva nella transizione a un sistema di energia rinnovabile, grazie all’accordo raggiunto ieri in seno all’Unione europea.

I governi europei hanno però frenato gli sforzi del Parlamento per aumentare il peso delle rinnovabili nel sistema energetico europeo, prevedendo un aggiornamento degli obiettivi di crescita delle fonti pulite nel 2023 e rigettando importanti misure di garanzia contro gli effetti nocivi delle bionergie e dei biocarburanti.

“Questo accordo riconosce per la prima volta il diritto dei cittadini di partecipare alla rivoluzione energetica in Europa e abbatte alcune grandi barriere che frenano la lotta al cambiamento climatico. Tutto ciò garantisce alle persone e alle comunità un maggiore controllo sull’energia che utilizzano, mettendole in condizione di partecipare alla crescita delle rinnovabili e di sfidare i colossi del settore energetico in tutto il continente. L’obiettivo di crescita delle rinnovabili fissato al 32 per cento è però troppo basso e permette alle grandi compagnie energetiche di restare ancorate ai combustibili fossili o a tecnologie rivelatesi false soluzioni rispetto al cambiamento climatico” afferma Sebastian Mang, consulente energia di Greenpeace Ue.

L’accordo tra il Parlamento europeo e i governi europei garantisce ai cittadini dell’Unione, alle autorità locali, ai piccoli imprenditori e alle cooperative il diritto di produrre, consumare, immagazzinare e vendere l’energia rinnovabile autoprodotta, senza essere per questo soggetti a sanzioni fiscali o oneri burocratici eccessivi. L’accordo mette al bando misure sanzionatorie che alcuni Paesi hanno introdotto per impedire ai propri cittadini di partecipare alla transizione energetica. In Romania, ad esempio, ai cittadini che vogliano vendere in rete l’energia che producono viene richiesto di fondare un’impresa e di corrispondere specifici requisiti fiscali. In Spagna, la “sun tax” impedisce la produzione diffusa di energia rinnovabile attraverso un sistema di tariffe onerose e ostacoli burocratici. La fine di queste misure vessatorie è stata una delle richieste centrali del Parlamento europeo nella negoziazione con gli stati membri.

Per la prima volta, la legge europea riconosce il ruolo giocato dalle cooperative energetiche nella transizione energetica, rendendo più semplice per le persone realizzare i loro progetti nel campo delle rinnovabili e garantendo loro tutele contro il dominio dei mercati da parte delle grandi compagnie. Come dimostrato in un recente studio, i progetti gestiti dalle cooperative energetiche garantiscono alle economie locali guadagni otto volte superiori rispetto a progetti analoghi, gestiti però da una grande utility.

Per Greenpeace l’obiettivo di crescita minima per l’energia rinnovabile al 32 percento entro il 2030 è inadeguato per prevenire gli effetti dannosi del cambiamento climatico. L’accordo raggiunto ieri consentirà inoltre ai Paesi e alle imprese di continuare a classificare come rinnovabili alcune bioenergie non sostenibili, spianando la strada all’abbattimento di altri alberi e alla deforestazione di foreste pluviali per la produzione di biocarburante che alimenterà centrali elettriche, stabilimenti industriali e autoveicoli. I negoziatori hanno convenuto di congelare ai livelli attuali l’utilizzo dei biocarburanti che maggiormente danneggiano la biodiversità, come l’olio di palma e di eliminarne l’uso entro il 2030, ponendo fine all’attuale obbligo per i Paesi membri dell’Unione di includere i biocarburanti ottenuti da colture nel loro mix energetico per il settore trasporti.

energia, l'Italia si dovrà schierare in difesa delle energie rinnovabili.




ENERGIA, GREENPEACE IN AZIONE IN LUSSEMBURGO: «ITALIA SI SCHIERI IN DIFESA DI RINNOVABILI E CLIMA. UE PUNTI SU DEMOCRAZIA ENERGETICA.»

Come sempre, continua il mio impegno nella divulgazione di comunicati stampa sull'ambiente tramite greenpeace, ricordo però che non sempre sono d'accordo con tutto quello che comunica.


LUSSEMBURGO, 11.06.18 – In occasione del Consiglio Europeo per l’energia in corso in Lussemburgo, attivisti di Greenpeace sono entrati in azione per chiedere ai ministri riuniti di rispettare gli impegni sul clima e il diritto dei cittadini a produrre in autonomia energia da fonti rinnovabili. Gli attivisti hanno accolto i ministri srotolando due striscioni con i messaggi (in inglese): “Il nostro sole. La nostra energia. Il nostro futuro” e “Rinnovabili = Azione per il clima”. Gli attivisti hanno inoltre aperto un sole gigante, composto da messaggi provenienti da centinaia di cittadini europei che chiedono all’Ue l’abbandono di combustibili fossili e nucleare, in favore delle fonti rinnovabili.



L’incontro si svolge a due giorni dall’ultima sessione di negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea sulla Direttiva Ue per l’energia rinnovabile. Le posizioni di Parlamento e Consiglio sono molto distanti tra loro, con quest’ultimo che sta giocando al ribasso sugli obiettivi climatici e sta cercando di ostacolare la produzione di energia nelle mani dei cittadini. Mentre il nuovo governo spagnolo si è subito schierato in favore delle energie rinnovabili, c’è molta attesa per vedere quale sarà la posizione del governo italiano

​ appena insediatosi​ , che potrebbe risultare decisiva per creare nuovi equilibri all’interno del Consiglio europeo.

«Ci attendiamo che il nuovo governo, con Di Maio alla guida del Ministero dello Sviluppo Economico, si schieri in favore di rinnovabili e generazione distribuita. Del resto, alcuni dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle in campagna elettorale sono stati proprio la difesa del clima e la produzione di energia nelle mani dei cittadini. È dunque il momento di essere coerenti e passare dalle parole ai fatti», dichiara Luca Iacoboni, Responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Nei prossimi giorni si deciderà il futuro energetico dell’Europa, e dell’Italia, per i prossimi dieci anni. Vedremo se il nostro Paese starà dalla parte dei cittadini e dell’ambiente o se continuerà a supportare le grandi aziende che inquinano il Pianeta e fanno profitti con i combustibili fossili», conclude.



Attualmente alcuni Stati come Belgio, Francia, Lussemburgo, Olanda e Svezia hanno pubblicamente evidenziato l’urgenza di combattere i cambiamenti climatici e l’importanza di questo momento. Altri Paesi, tra cui Polonia, Ungheria e anche Germania, stanno invece chiedendo ulteriori sussidi per centrali a carbone e cercando di disincentivare la produzione di energia da parte dei cittadini



La posizione espressa dal Consiglio europeo sarà fondamentale in vista della imminente chiusura dei negoziati sulla Direttiva Rinnovabili. Il 13 giugno infatti è prevista l’ultima sessione di negoziazioni tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione, il cosiddetto trilogo. Al momento le discussioni sono intense e le posizioni dei vari organi molto distanti tra loro, ma un cambio di rotta da parte dell’Italia può essere decisivo per modificare gli equilibri e chiudere un accordo che sia positivo per il Pianeta e per le persone che lo abitano.

ikea fa il colpaccio GREEN: eliminerà la plastica monouso dalla vendita.

E chi l'avrebbe detto che Ikea avesse fatto ciò. Applausi. Qui non può che iniziare un effetto domino sulle altre aziende. Ecco qui il comunicato stampa geenpeace.

PLASTICA, GREENPEACE: «BENE ANNUNCIO IKEA, ALTRI GRANDI MARCHI SEGUANO L’ESEMPIO»

ROMA, 07.06.18 - Commentando quanto annunciato oggi da Ikea – ovvero l’eliminazione entro il 2020 di tutta la plastica monouso presente nei suoi prodotti venduti in tutto il mondo, e il ripensamento delle sue produzioni secondo i principi dell’economia circolare, con l’obiettivo di utilizzare solo energia rinnovabile e materiali riciclati entro il 2030 – Giuseppe Ungherese, della campagna Inquinamento di Greenpeace, dichiara:

«La decisione di Ikea di rimuovere la plastica monouso dai suoi negozi è un passo importante nella giusta direzione. È giunto il momento anche per altre multinazionali di fare lo stesso e di ridurre drasticamente la quantità di plastica usa e getta immessa sul mercato. Ogni minuto che passa, nei mari del Pianeta finisce l’equivalente di un camion pieno di plastica, un quantitativo inaccettabile di rifiuti che ha raggiunto anche località remote come l’Antartide, l’Artide e il punto più profondo dell’oceano, la Fossa delle Marianne. Ikea ha dunque deciso di intervenire nel modo giusto, andando a ridurre l’inquinamento da plastica alla radice, anche se ci auguriamo che l’iniziativa non si limiti semplicemente alla sostituzione con bioplastiche o altri materiali comunque dannosi per l’ambiente», conclude Ungherese.

Greenpeace chiede ai governi del G7 di abbandonare la plastica. Richiesta forse impossibile?

GIORNATA MONDIALE AMBIENTE. GREENPEACE CHIEDE AI GOVERNI DEL G7 E ALLE MULTINAZIONALI DI FERMARE L’INQUINAMENTO DA PLASTICA



ROMA, 05.06.2108 – Appartengono per la maggior parte a Coca-Cola, Unilever, Nestlé e Procter & Gamble i rifiuti in plastica raccolti e catalogati recentemente da Greenpeace e da altre organizzazioni del movimento BreakFreeFromPlastic in alcune spiagge delle Filippine. Proprio a queste aziende, e alle maggiori potenze economiche che si incontreranno nei prossimi giorni al G7 in Canada, Greenpeace chiede interventi per la riduzione della produzione e immissione sul mercato di plastica usa e getta.



"È necessario che i governi e le grandi multinazionali riconoscano che il riciclo non è la soluzione del problema. Bisogna fermare l'inquinamento da plastica prima che sia troppo tardi" dichiara Graham Forbes, responsabile della campagna plastica di Greenpeace. "In tutto il mondo, migliaia di persone si battono quotidianamente contro l'inquinamento da plastica, ma questa crisi ambientale necessita di interventi urgenti e azioni concrete per ridurre la produzione e il consumo di plastica monouso".



Il movimento Break Free From Plastic - che rappresenta più di 1.200 gruppi in tutto il mondo tra cui Greenpeace - chiede ai paesi del G7 di approvare obiettivi di riduzione e divieti per la plastica monouso, investire in nuovi modelli di consegna dei prodotti basati sul riutilizzo e creare un sistema di tracciabilità della merce che renda le aziende responsabili della plastica che producono. Negli ultimi mesi, McDonald's, Starbucks, Procter & Gamble, Nestlé, Coca-Cola, Pepsi e Unilever hanno pubblicato piani volontari relativi all'inquinamento da plastica, ma nessuna delle aziende ha adottato interventi drastici per ridurre la produzione di imballaggi monouso.




E come sempre questo blog parla anche di aspetti ambientali.
Nel nuovo comunicato stampa di Greenpeace si parla di questa richiesta contro l'eccesso di creazione di plastica, uno dei materiali più inquinanti. L'alternativa alla plastica sembrerebbe esistere ma non sufficiente per i costumi e gli usi personali.


Mentre le aziende sono ancora riluttanti ad assumersi le proprie responsabilità, in tutto il mondo, tante persone si stanno attivando per promuovere cambiamenti attraverso azioni di pressione su imprese e governi chiedendo di ridurre o vietare la plastica usa e getta. Un gruppo di cittadini di Veracruz, in Messico, ha ottenuto il bando dei sacchetti di plastica e delle cannucce nel loro Stato. Ullapool, un villaggio scozzese, è diventato il primo comune plastic-free a seguito dell’attività di sensibilizzazione e pressione di alcuni bambini della scuola locale. Quasi 100 bar in Grecia hanno accettato di concedere sconti a tutti i clienti che impiegano le loro tazze riutilizzabili e in Italia, a seguito dei risultati delle indagini di Greenpeace e del CNR in cui erano stati riscontrati elevati livelli di microplastica nelle acque delle Isole Tremiti, il Sindaco ha vietato la vendita di alcuni prodotti in plastica monouso.



“Iniziative come queste mostrano che ognuno può fare la differenza, facendo pressione su governi e multinazionali perché si facciano carico di questa grave crisi ambientale. Invitiamo tutti gli amanti del mare a partecipare all’iniziativa Plastic Radar (plasticradar.greenpeace.it) di Greenpeace segnalando la presenza di rifiuti di plastica in mare via Whatsapp al numero +39 342 3711267” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.